Open Innovation con vista sull’Europa

Legos Il nome è altisonante: European Innovation Conference 2011.

Per gli addetti ai lavori più amichevolmente EIC2011, la prima conferenza europea sui due temi centrali dell’innovazione industriale: Open Innovation e New Business Creation.

La conferenza, organizzata da REG X e Innovation Roundtable, si è svolta a fine Marzo a Billund, in Danimarca, nella celebre ed inconsueta location dell’Hotel Legoland, vicino alla fabbrica che produce i famosi mattoncini Lego.

In effetti, a pensarci bene, la location è perfetta perché le vicende di Lego raccontano una delle più belle ed interessanti storie di innovazione industriale dell’Europa del ventesimo secolo. Si passa, infatti, dalla produzione artigianale di mobili in legno alla loro miniaturizzazione per creare una sorta di catalogo fisico, dal riposizionamento di questo nuovo prodotto sul mercato dei giocattoli in legno fino al tentativo di utilizzare la plastica come nuova materia prima. Il tutto, come ben sappiamo, evolve con l’utilizzo della plastica come materiale innovativo per la produzione di giocattoli e con la creazione di un prodotto tutto nuovo: il set di mattoncini amati da tutti i bambini (anche quelli un po’ cresciuti …). La storia di Lego è ben descritta su Wikipedia, per gli amanti dei famosi mattoncini è un approfondimento storico davvero interessante.

La conferenza ha un taglio molto pragmatico e, nonostante sia a pagamento, screma immediatamente  i potenziali utenti accettando unicamente professionisti nel campo dell’innovazione tecnologica e soltanto quelli che operino in aziende con un minimo di 500 milioni di euro di ricavi annui.  

Questo filtro imposto sulla partecipazione può sembrare a prima vista arbitrario, in quanto impedisce la partecipazione ad aziende più piccole, ma magari più agili nei processi di innovazione. Alla fine però si scopre che è uno strumento per generare un miglior networking in quanto aziende di dimensioni simili hanno analoghi problemi nell’approccio ai temi di innovazione tecnologica. Si perde forse in agilità, ma si guadagna nella qualità della relazione con colleghi e potenziali partner europei.

Uno dei temi centrali della conferenza è infatti l’Open Innovation, un concetto promosso ed espresso da Henry Chesbrough, professore e direttore esecutivo del “Center for Open Innovation” alla University of California, Berkeley.

Durante il suo keynote il Prof. Chesbrough ha descritto la sua visione dell’Open Innovation utilizzando la metafora dell’imbuto bucato.

Openinnovation

In queso modello, vista la grande quantità e qualità di risorse innovative distribuite fuori dal perimetro aziendale, il processo di innovazione industriale non può più essere considerato un fenomeno relegato all’interno delle strutture aziendali deputate alla pura ricerca, in quanto questo paradigma rappresenta una visione antiquata che nel medio periodo è destinata a non portare risultati apprezzabili.

Il paradigma dell’Open Innovation, invece, prevede che alle iniziative di ricerca interne vengano affiancate risorse ed idee esterne, come ad esempio partnership con aziende specializzate o accordi con università e centri di ricerca, in questo modo è possibile aumentare la quantità e la qualità delle idee che possono avere una rilevanza per il business futuro dell’azienda ed innescare virtuosamente processi di generazione di nuovo business.

L’altro lato della medaglia, come è facile intuire, è la necessità di garantire una parte del business alle aziende ed ai centri di ricerca con i quali si è collaborato nelle varie iniziative di innovazione. Questo avviene attraverso il licensing ed i brevetto congiunto dei prodotti o dei servizi o attraverso la costituzione di spin-off che si posizionino su mercati emergenti.

La sintesi quindi è che in mercati estremamente competitivi l’unione fa la forza o, per citare un famoso aforisma di Aristotele: “Il tutto è maggiore della somma delle sue parti”. Unire gli sforzi e gli investimenti in Innovazione Tecnologica, utilizzando gli strumenti di partnership ed accordi specializzati, consente di massimizzare l’efficienza del processo di innovazione e parallelamente può aprire opportunità su nuovi mercati vicini al core business dell’azienda.


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