Cinque passi verso l’Innovazione Digitale aziendale

Cinque passi verso l'Innovazione DigitaleL’ICT è senza dubbio uno dei motori più importanti di tutti gli aspetti della nostra vita, possiamo accorgercene o meno, ma qualunque cosa utilizziamo è stata concepita, realizzata, trasportata oppure venduta grazie all’utilizzo di tecnologie informatiche.

Allo stesso modo l’ICT abilita il cambiamento nelle relazioni personali e nei modelli di comunicazione grazie all’adozione di nuovi modelli di interazione tra le persone, le imprese e la pubblica amministrazione. In questo contesto i social network sono soltanto la punta dell’iceberg, in realtà l’ICT interviene in tutti gli aspetti tecnologici che riguardano la comunicazione.

Per questi motivi il considerare l’ICT esclusivamente una “commodity”, come acqua, corrente elettrica e gas da riscaldamento, è un atteggiamento che potrebbe non consentire di cogliere i benefici derivanti dalla cosiddetta Innovazione Digitale, benefici che potrebbero portare alle aziende nuove opportunità di business: dall’apertura di nuovi canali all’individuazione di nuovi target di clientela.

Per ottenere il massimo dei vantaggi è però necessario compiere qualche passo in avanti e nella giusta direzione, vediamo di descriverne alcuni.

Act Instead of React

Un approccio classico, e un po’ datato rispetto al business, consiste nella reazione ad azioni attivate da altri, sia nel campo industriale che in quello della comunicazione.

Grazie all’ICT è invece possibile invertire il paradigma ed iniziare a agire per primi invece che reagire. Act Instead of React, appunto.

Non aspettate, per esempio, che il vostro cliente si accorga di un malfunzionamento su un vostro prodotto innescando quindi il classico processo di manutenzione, dotate il vostro prodotto di un indirizzo IP, di sensoristica basata sui pattern Internet of Things ed accedetevi da remoto, sarà quindi possibile ricevere segnali di malfunzionamento direttamente dal vostro prodotto, oppure accedervi a scopi statistici, per manutenzione remota oppure per attivare modelli di business evoluti, come il Pay per Use.

Communicate

I vostri collaboratori stanno già utilizzando strumenti di comunicazione innovativi ed agili: Skype, GTalk, Viber, SMS, iMessage, BBMessage, servizi email extra-aziendali, GCalendar, ecc.

La tentazione potrebbe essere quella di chiudere tutto ed impedirne l’utilizzo in quanto si tratta spesso di strumenti difficili da controllare in modo centralizzato.

L’approccio più innovativo consiste invece nel consentirne l’utilizzo, visto che rappresentano un gran passo avanti in termini di efficienza e convenienza, senza però trascurare le problematiche di sicurezza e magari aggiungendo all’insieme di strumenti qualche servizio più business oriented come presence, desktop sharing, ecc.

Collaborate and Share

I temi di Collaborazione e Condivisione in azienda sono molto trendy in questo periodo, i modelli Enterprise 2.0 e Social Business non sono più un problema tecnologico, ma soprattutto di corretta definizione di obiettivi rispetto alle tematiche specifiche del business su cui si applicheranno.

Un approccio ragionevole e metodologicamente sensato è questo:

– iniziate seriamente a pensare all’utilizzo di modelli di comunicazione 2.0 in azienda;
– fatelo però identificando correttamente gli obiettivi di business di tale adozione;
– selezionate una piattaforma (commerciale o open source, ce ne sono molte di eccellenti);
– attivate tutti e soli i servizi che servono, per gli altri c’è tempo;
– integrate i servizi IT esistenti (single sign on, sicurezza, ecc);
– integrate i servizi di business principali (HR, document management, ecc);
– realizzate le funzionalità mancanti;
– non abbiate paura della consulenza metodologica sull’adozione di modelli 2.0 in azienda, è la strada giusta per non sbagliare.

Mobilize Everything

Molti tra i vostri processi aziendali possono essere resi disponibili su piattaforma mobile, fatelo. La mobilizzazione dei servizi business non è il futuro, è il presente, così come lo è per i servizi consumer, con essa si raggiunge un’efficienza molto elevata ed il suo ROI è davvero breve in gran parte dei casi.

I servizi che possono essere facilmente mobilizzati sono (a titolo di esempio):

– accesso remoto al desktop;
– busines intelligence e reportistica;
– configurazione prodotti e servizi;
– accesso agile a tutto ciò che può essere digitalizzato e dematerializzato;
– servizi dedicati alla forza vendita;
– servizi dedicati alle forze attive sul territorio (manutentori, tecnici,  ecc.)

Un approccio ragionevole e metodologicamente sensato è questo:

– non scegliete una particolare tecnologia o piattaforma, realizzate applicazioni indipendenti dal dispositivo;
– non pubblicate le applicazioni business su “store” o “market” proprietari, utilizzate un vostro Enterprise Repository;
– distribuite i servizi giusti in funzione dei dispositivi di destinazione (es: non fornite servizi geografici a dispositivi non dotati di GPS).

Move service to the Cloud

Spostare i servizi nel cloud consente di non doversi più preoccupare, a tendere, delle problematiche di infrastruttura, anche in questo caso è possibile individuare un approccio ragionevole e sensato:

– iniziare a spostare nel cloud i servizi che non rappresentano il core-business dell’azienda (es: email, calendar, ecc) considerando come leva prioritaria il risparmio dei costi rispetto ad un’infrastruttura tradizionale;
– definire una roadmap per spostare gradualmente i servizi core;
– spostare i servizi core considerando come leva prioritaria le prestazioni e l’alta affidabilità;
– non concentratevi sull’infrastruttura, ma sui servizi.

Come vedete è possibile iniziare da subito a dare una svolta al proprio business utilizzando alcuni dei molti spunti offerti dall’ICT e dall’Innovazione Digitale, senza aspettare però che tali modelli diventino mainstream e l’innovazione si trasformi in … qualcosa di diverso.


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  • Massimo Canducci |

    Ho visto utilizzare con successo (per esempio) Liferay (con opportune personalizzazioni), Liferay Social Office e Alfresco Share. Sono tutte piattaforme open source con la possibilità di acquisire una licenza (es un supporto) enterprise.

  • Carlo |

    Posso approfittare della sua disponibilità per chiederle qualche esempio di piattaforma di “Collaborazione e Condivisione” open source che ha visto applicata con successo in realtà aziendali?
    Carlo

  • Massimo Canducci |

    L’adozione dell’Enterprise 2.0 nelle aziende, piccole o grandi che siano, è un processo tutt’altro che banale. Una volta si pensava fosse un problema di strumenti, oggi, più ragionevolmente, si è capito che è inutile avere un punto di accumulazione di idee o conoscenza se poi si fa fatica a trovare qualcuno che “accumuli”. Non si tratta necessariamente del rifiuto al mettere a fattor comune informazioni ed idee, quanto piuttosto della pura e semplice pigrizia; a volte si fa prima ad alzare il telefono che a chiedere un consiglio su un forum.
    Questo fenomeno si accentua quando la dimensione dell’organizzazione è limitata, ci si conosce tutti ed i rapporti sono più agili.
    Nelle organizzazioni più grandi invece è più probabile che si chiedano informazioni, ma è meno probabile (in percentuale) che si ottengano risposte utili.
    Tuttavia il mettere a fattor comune la conoscenza è un fenomeno che arricchisce l’organizzazione stessa, oliando i meccanismi, rendendo agili le comunicazioni e diminuendo sensibilmente il tempo di ingresso dei nuovi arrivati.
    Una volta costruite le Smart-Platforms è ora di iniziare a formare gli Smart-Users.
    Max

  • Carlo |

    Rileggendo i passi 2 e 3, “Communicate” e “Collaborate and Share” sollevo una questione, probabilmente già affrontata, ma sempre attuale: il fattore scala.
    Il concetto di Enterprise 2.0 è nato al MIT di Boston, è spesso illustrato con esempi di società medio grandi nelle quali gli strumenti web 2.0 hanno rivoluzionato il modo di lavorare e comunicare, focalizzandosi principalmente nei legami tra le persone.
    Quanto questi strumenti, che hanno particolari caratteristiche e sono nati per un target di vaste dimensioni come il web, si adattano a realtà medio piccole come la maggioranza delle imprese italiane?
    Da un punto di vista teorico possono funzionare anche su dimensioni piccole, ma nella realtà cosa avviene? McAfee, che ha coniato il termine Enteprise 2.0, mi rispose ad un convegno che lui considera gli strumenti web 2.0 utili ed efficaci anche su realtà piccole, ma ho il sospetto che le sue piccole realtà siano quanto meno le imprese italiane medio-grandi. Pongo di nuovo la questione qui, all’attenzione del dott. Canducci, che ha un’esperienza diretta della nostra realtà italiana.

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